mercoledì 28 novembre 2007

Italia. Paese Xenofobo

E' orami evidente come l'informazione in Italia venga gestita in maniera mediatica. Cosa intendo dire. Le notizie vengono presentate solo se fanno audience. Solo se sono strappalacrime, o tendenziose, o scavano nella vita privata, piccante o sciagurata di qualcuno. Non solo vip, ma anche gente comune, carne succulenta, servita su un piatto d'argento agli sciacalli del giornalismo. Bene. Preda ambita e facile bersaglio del momento sono anche gli stranieri in Italia, quotidianamente indicati come i mostri della porta accanto, quelli pronti a derubarti, a stuprarti, a tagliarti la gola per strada... quelli che sono venuti in Italia per turbare i nostri sonni e "che se ne tornassero a casa loro!". Si, perchè nel paese dei cattolici e dei benpensanti, danno fastidio. E i media non aiutano certo. Agganciato in corsa il treno della xenofobia, ci presentano quotidianamente storie di ordinario terrore, che alimentano il fuoco che già arde nella gente. L'intolleranza. Ma occorre fare una precisazione. Tutte le storie che vedono gli stranieri come carnefici vengono presentate nella solita confezione che contiene rabbia e lacrime, non altrettanto avviene quando gli stranieri sono le vittime. Anzi a dire il vero, a volte non se ne parla nemmeno, come racconta Gennaro Carotenuto in un articolo pubblicato sul sito di Gianni Minà. Una giovane donna romena e due bambini investiti da un nostro connazionale in stato di ebbrezza.
http://www.giannimina-latinoamerica.it/visualizzaNotizia.php?idnotizia=92

Si è inoltre costituito "Il triangolo nero", un manifesto di scrittori, artisti e intellettuali contro la violenza su rom, rumeni e donne, elaborato da Alessandro Bertante, Gianni Biondillo, Girolamo De Michele, Valerio Evangelisti, Giuseppe Genna, Helena Janeczek, Loredana Lipperini, Monica Mazzitelli, Marco Philopat, Marco Rovelli, Stefania Scateni, Antonio Scurati, Beppe Sebaste, Lello Voce e il collettivo Wu Ming nella sua totalità. A questi nomi si sono aggiunti Gad Lerner, Erri De Luca, Bernardo Bertolucci, Massimo Carlotto, Carlo Lucarelli, Moni Ovadia, Nanni Balestrini, Franca Rame, Stefano Tassinari, Marcello Flores, Andrea Bajani, Lisa Ginzburg, Lanfranco Caminiti, Ugo Riccarelli, Enrico Brizzi, Marco Mancassola, Simona Vinci, Raul Montanari, Giulio Mozzi, Andrea Porporati, Sandro Veronesi e moltissimi altri, per ricordare che non si può condannare un popolo per colpa di singoli individui.
http://www.babylonbus.org/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=380171&mode=thread&order=0&thold=0

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono completamente d'accordo.
Purtroppo però la disperazione spesso porta a gesti disperati, e i luoghi difficili e spietati, spesso di morte e di durissima sopravvivenza, dai quali provengono alcuni di questi immigrati, hanno forgiato ideali, modi di agire e principi che possono essere un pericolo per noi. Gente dura, che viene veramente dalla strada, che non ha paura di niente e spesso che non ha neppure niente da perdere.
E' anche vero però che la maggior parte cercano nell'onestà, nel lavoro e nell'integrazione la strada per la loro nuova vita.
La diffidenza e le generalizzazioni ci portano a giudizi sbagliati e spesso ingiusti.
Oggi ho chiacchierato con una donna ungherese al bar. Per una coincidenza siamo entrate insieme e la barista ci ha prese entrambe per straniere. Così abbiamo cominciato a chiacchierare, lei mi ha detto di essere ungherese e allora io le ho confessato di avere anch'io radici ungheresi. Ho il suo viso illuminarsi in un sorriso aperto, sollevato, sorpreso e i suoi occhi brillare quasi di felicità.
Fra una chiacchiera e l'arta mi ha confessato di cominciare a pensare di aver fatto un errore a imparare l'italiano e a venire qui in Italia. "Forse avrei fatto meglio a studiare il francese" mi ha detto sconsolata "in qualunque altro paese europeo sono convinta che le donne vengano trattate meglio. Qui in Italia per una donna la vita é davvero difficile".
La capisco e sicuramente per lei sarà ancora peggio perché é straniera e soprattutto dell'est.
Ci siamo salutate affettuosamente, fra 15 giorni partorirà una bambina, e non ha saputo nemmeno dirmi se si sente felice per l'avvento.
Spero di incontrarla di nuovo un giorno.

Anonimo ha detto...

Scusa, una precisazione x non essere fraintesa:
lei parlava l'italiano molto bene, quindi non ha saputo dirmi se era felice non perché non sapesse come dirlo, ma perché la paura e l'icertezza per il futuro non le permettevano di vivere appieno la felicità della maternità.